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Storia dell'edificio

La sede dell’edificio che ospita il Museo civico ha origini antiche; è il risultato di più interventi di ristrutturazione databili dal XVII al XX secolo.

La tradizione vorrebbe far risalire al Quattrocento la prima costruzione destinata ad ospitare i primi francescani insediatisi ad Oleggio; i primi documenti che attestano l’esistenza del convento francescano risale al 1652, anno in cui viene eretta la chiesa di San RoL'edificio del Museocco, annessa al convento dei Minori Riformati.

Negli anni precedenti tale data è ricordata la proprietà di un’area, con la chiesa di San Francesco, a sud della chiesa parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo, dei Padri Zoccolanti.

L’ampia chiesa, ricostruita completamente e dedicata a San Rocco, riccamente decorata da artisti di punta del Settecento lombardo, con opere in parte conservate in Museo d’arte religiosa, è ben descritta negli studi pubblicati in “Oleggio memorie”.

Venne ridotta e riplasmata, come tutta l’ala settentrionale e quella meridionale, dopo il 1810, in seguito alla vendita del convento soppresso dal governo napoleonico. Il tutto fu acquistato dal novarese Lombardini e riacquistato dal cardinale Morozzo, vescovo di Novara (dal 1818 al 1842), per adibire il luogo a villeggiatura per i seminaristi novaresi; si può ammirare ancora oggi l’arma Morozzo nel timpano della facciata.

L’edificio fu sede dell’opera Asilo Infantile dal 1985, ente istituito nella metà del XIX secolo gestito dalle suore della Carità di San Vincenzo.

L’ampio archivio conservato nella sala della ex-Direzione documenta l’attività dell’ente del 1852, anno del primo lascito Anna Maria Tosi e Giuseppe Cazzamini.

La cappella del Seminario oleggese, con volta a sesto ribassato, venne ridotta per ricavare aule e locali di servizio.

L’edificio si sviluppa attorno al chiostro rettangolare, porticato su tre lati; l’ala meridionale, che al piano terra ospita la Biblioteca civica, sono di rifacimento ottocentesco, mentre il corridoio, a oriente, conserva le volte a crociera secentesche, sorrette da colonne in pietra grigia, di due tipologie simili. Il lato occidentale del chiostro è serrato da una manica vetrata, del XX secolo.

Al primo piano emergono tracce di dipinti affrescati, a testimonianza della permanenza di religiosi.

Gli alti scantinati, con acciottolati e con alte volte a tutto sesto, collegano l’ampia struttura, attraverso una rampa acciottolata, al cortile di servizio, dell’ex orfanotrofio maschile fondato dal 1851 dall’arciprete Bertotti.